IMPRESE E TERRITORIO

AMELIA NIBI

Amatrice, Lazio, Italia
Parte della campagna Alleva la speranza +
  • 27.100 €

    Obiettivo

  • 30.486 €

    Raccolto

  • 0 giorni

    Rimanenti

  • 64

    Sostenitori

112% 

Mi chiamo Amelia Nibi, ho 34 anni. La nostra è un’azienda familiare,  si chiama Casale Nibbi e si trova ad Amatrice. Facciamo allevamento di bovini e ortofrutta: con me lavorano anche mio padre, mia madre e mio fratello Giuliano. 

Grazie ad "Alleva la speranza" potremo acquistare un nuovo ricovero per gli animali.




Il casale Nibbi

La nostra azienda è grande: si estende per 90 ettari, 10 destinati a frutteto e 80 tra cereali e prati per il pascolo. Abbiamo un centinaio di bovini e un caseificio, dove produciamo dallo yogurt alla ricotta, passando per le mozzarelle. Come azienda agricola, invece, produciamo mele, ciliegie e patate.

Tutto quello che produciamo è 100% bio. Siamo bio da quando ancora il biologico non era di moda. Era il 1999 e nessuno capiva che cosa stavamo facendo. Ad esempio, usiamo solo il latte delle nostre vacche, non lo prendiamo mai da altre aziende, non lo sgrassiamo né aggiungiamo proteine. Proprio per questo, molti di quelli che hanno delle intolleranze riescono a mangiare i nostri prodotti, senza “effetti collaterali”! Le nostre mele sono brutte, storte ma tutte non trattate. Così come le nostre patate che sono piccole, devono essere conservate dentro una busta, al buio, per non rovinarsi, ma possono essere cotte e mangiate con tutta la buccia! Tutto quello che produciamo è più naturale possibile.

Io e mio fratello Giuliano siamo l’ultima delle cinque generazioni che ha gestito Casale Nibbi, e lavoriamo senza sosta. Ognuno dentro la nostra famiglia ha una sua mansione: io, ad esempio, mi occupo in particolare della vendita e delle fiere, ma se c’è necessità lavoro su tutto! Mia madre Adele è impegnata nella lavorazione nel caseificio e mi aiuta con le consegne. Mio padre, invece, insieme a mio fratello si occupa della semina delle patate, della raccolta delle mele e delle ciliegie, della potatura: in generale si prendono cura dei terreni con i trattori. Da noi ci sono giornate in cui si attacca a lavorare alle sei del mattino e si finisce alle dieci di sera.

Il terremoto

Con il primo terremoto, quello del 24 agosto 2016, sono stati danneggiati e dichiarati inagibili il nostro punto vendita e la concimaia con i liquami. La casa in cui viviamo è una delle poche che non è crollata quel giorno, mentre tutta Amatrice spariva sotto le macerie. Il 18 gennaio 2017, con le nuove scosse, è stata la volta del caseificio, dei capannoni, del frigo per le mele e di due stalle su tre. Credevamo di morirci sotto. La nostra famiglia, grazie ad aiuti di privati, delle associazioni e prestiti dalle banche, ha ricostruito un punto vendita e il caseificio. Le nuove strutture però, purtroppo, non sono in muratura, ma sono simili a container.

Noi non abbiamo preso nessun finanziamento finora, nessun aiuto “istituzionale”. Dovevamo accelerare, non potevamo aspettare la burocrazia. Per il caseificio ci avevano detto di attendere 8 mesi e immaginare di non avere guadagni per 8 mesi avrebbe significato chiudere e mandare a casa tutti i lavoratori! Noi non ci siamo arresi, abbiamo messo in campo tutta la nostra buona volontà per iniziare a ricostruire. È stato fondamentale l’aiuto di chi ha creduto in noi e ci ha sostenuto in questa battaglia: tante associazioni e cittadini. Nei mesi post-terremoto ad un certo punto eravamo diventati una piccola comunità: poiché la nostra casa aveva retto, ospitavamo anche altre persone, un’altra intera famiglia. Si trattava di un mio amico carissimo che viveva con i due figli e la moglie in tenda. Ad un certo punto è arrivata in donazione una roulotte e noi l’abbiamo prestata a questa famiglia. A pranzo e a cena mangiavamo tutti insieme, a casa nostra.

Il futuro

Davanti alla parola “futuro”, non abbiamo paura. Continueremo ad essere bio, perché è una scelta che vogliamo perseguire e perché il nostro territorio ce lo permette. Il prossimo passo, per noi, sarà costruire una nuova stalla in un’altra area del territorio.

Voi, con il contributo di “Alleva la speranza” potete fare la differenza: solo con il vostro aiuto potremo ricomprare la stalla che ci permetterà di ricominciare! Ripartendo da qui, dalla qualità e dal territorio.

20/11/2019

La stalla di Amelia

Con l'arrivo dell'inverno, Amelia potrà tenere i suoi animali al caldo e all'asciutto, grazie ai sostenitori di "Alleva la speranza"!

20/11/2019

L'inaugurazione

Sulla nuova struttura spicca le targa con i nomi dei donatori che hanno partecipato in modo più significativo alla campagna, insieme a Enel e Legambiente.Buon lavoro Amelia!

LUOGO