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Mi chiamo Silvia Bonomi, sono un’allevatrice di ovini di razza Sopravissana e vivo con il mio compagno ad Ussita, nelle Marche, nel cuore del Parco nazionale dei Monti Sibillini.
Grazie ad “Alleva la speranza” potrò costruire una nuova stalla.
In seguito ai danni subiti con il terribile sisma che ha stravolto le nostre vite, mi sono trovata di fronte ad un’enorme, obbligata necessità: realizzare una nuova stalla, dove poter custodire le mie pecore. L'inverno qui in montagna porta gelo e nevicate abbondati. È impossibile gestire gli animali all'aperto: morirebbero. Ecco perché ho bisogno del vostro sostegno, da sola non riuscirei a comprare una nuova stalla per la mia azienda.
Posso iniziare a raccontare la mia storia di imprenditrice mostrandovi una vecchia foto del 1939, quando mio nonno allevava un tipo particolare di pecora, la Sopravissana, ormai quasi estinta. Abbiamo cominciato con 4 agnellini di razza e abbiamo puntato sulla qualità. Oggi siamo arrivati a 100 pecore. A maggio 2019 facciamo dieci anni di attività.
Il nostro allevamento è nato per il recupero della pecora Sopravissana, razza ovina autoctona delle Marche, tipica dell’alta Valle del Nera. Si tratta di una razza antica, che si è estinta prima del 1940, quando fu sostituita da quelle un po’ più produttive, come la pecora Sarda. Noi siamo voluti tornare indietro: un po’ per il ricordo affettivo dei nostri nonni, un po’ perché questa è la pecora della transumanza, è il simbolo della storia locale e noi rispettiamo questi animali. Proprio per questo noi non macelliamo: per noi queste pecore sono animali preziosi, sono le nostre “ragazze” e ognuna ha un nome. Lo stesso vale per i nostri agnellini, che vendiamo solo come riproduttori per il miglioramento genetico di altre aziende. Stiamo scoprendo tante altre piccole realtà come la nostra, che desiderano allevare questi animali. Il nostro non è un allevamento intensivo né industriale, noi puntiamo sulla qualità. La pecora Sopravissana, infatti, possiede una lana grigia, chiamata “il cachemire italiano” ed è con il suo latte che nasce il vero pecorino romano!
Il terremoto è stato una doccia fredda. Con la scossa del 26 ottobre 2016 abbiamo perso la nostra casa, il 30 ottobre la stalla presentava dei danni, ma abbiamo continuato a lavorare. Dalla nostra abitazione, però, non abbiamo potuto recuperare nulla. Dopo il sisma, per stare vicini alle nostre preziose Sopravissane e affrontare l'inverno in maniera decorosa, abbiamo utilizzato una roulotte. Solo dopo 9 lunghissimi mesi di roulotte, finalmente siamo entrati in un Mapre, il Modulo abitativo rurale d’emergenza, previsto per gli allevatori.
Poi è arrivata la forte scossa di Muccia, del 10 aprile 2018, e ci siamo ritrovati dalla sera alla mattina senza ricovero per gli animali: le acque di scarico, i cosiddetti “reflui” entravano dentro, pioveva dal tetto, le pareti oscillavano. Siamo andati in Comune, i primi di maggio c’è stato un sopralluogo e ci hanno dato immediatamente il foglio di uscita. Da allora fino ad oggi, abbiamo tenuto le pecore al pascolo. Intanto abbiamo capito, attraverso le brutte esperienze degli altri allevatori, che le strutture in acciaio con teli, le cosiddette stalle tunnel, non sono adatte alla nostra latitudine con il clima e il vento che c’è. Per questo motivo abbiamo bisogno di comprare una stalla nuova, antisismica, con quattro finestre per l’areazione, utili per evitare il troppo caldo d’estate e la condensa d’inverno.
Nonostante i danni subìti dal terremoto, ad aprile 2017 abbiamo fondato la Rete d’impresa “Sopravissana dei Sibillini”, coinvolgendo altri allevatori del territorio nel recupero, quantitativo e qualitativo, degli esemplari. La nostra stalla è un perno della rete, un centro di propagazione della razza: non è un progetto di business personale ma un’impresa collettiva, perché ogni beneficio ricadrà a cascata su tutto il territorio.
L’idea generale è di farne anche un centro di aggregazione della comunità: stiamo coinvolgendo signore anziane del cratere, che una volta tessevano la lana. Vorremmo coinvolgere i bambini, consentire loro di entrare in contatto con le radici storiche dei loro luoghi di nascita, per capirne e comprenderne l’importanza e costruire il loro senso d’appartenenza. Un progetto, insomma, aperto a tutti.
Quello che vorremmo fare, insomma, è “ricostruire la storia” di questo luogo a partire dal simbolo che rappresenta la pecora Sopravissana. Un animale che può incarnare la rinascita per tutte le nostre amate terre, così martoriate e devastate dal sisma, ma ugualmente uniche e meravigliose.
Questo progetto potrà essere realizzato anche grazie ad “Alleva la speranza”. Noi rimaniamo perché questi luoghi continuano a darci moltissimo e un po’ perché vorremmo somigliare a questa pecora resistente. Lei resiste al freddo rigido, ed è per noi il simbolo della resilienza dopo il terremoto.
La stalla di Silvia ormai ha preso forma. I lavori continuano, ma siamo sulla buona strada! Finalmente un ambiente adeguato per ospitare le preziose pecore della razza Sopravissana, tutelate dall'azienda di allevamento di Silvia e dalla rete d'impresa locale, nata proprio per valorizzarle.
"Non so quanto abbiamo sognato e desiderato questo momento. Non so quante volte ne abbiamo immaginato la forma, i colori caldi del legno, il profumo della paglia asciutta. Non avete idea di quante volte abbiamo sognato, chiudendo gli occhi, una struttura solida, asciutta e sicura per i nostri animali!Stasera, se dormiremo sonni tranquilli sapendo le nostre pecorelle all'asciutto e distese su un soffice e profumato materasso di paglia, lo dobbiamo a tutti coloro che ci hanno aiutato. Dal più profondo del cuore... GRAZIE". Ecco le bellissime parole con cui Silvia Bonomi dà il benvenuto alla sua nuova stalla!
raccolti da 84 sostenitori
al traguardo